La tecnologia dell’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo, impattando profondamente le nostre vite quotidiane.
Tuttavia, la portata completa del suo impatto rimane ancora da vedere.
All’evento Innovation Exchange al Museo della Storia e dell’Industria di Seattle, si è affrontata l’importanza di considerare alcune domande cruciali per mitigare i potenziali pericoli dell’IA sulla società e sfruttare appieno le opportunità offerte.
Gli speaker presenti all’evento spaziavano da dirigenti aziendali a leader no-profit, a professionisti del settore artistico e musicale.
Il focus? Il futuro dell’intelligenza artificiale e il suo impatto sulle persone, in particolare su coloro che sono stati storicamente emarginati dalle nuove tecnologie.
Constance W.
Rice, presidente del Gruppo Very Strategic e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Washington, ha sottolineato che Seattle è all’epicentro dell’IA, diventando un punto di riferimento globale in questo ambito.
Il format “Pecha Kucha” è stato utilizzato nel programma, concedendo a ciascun relatore sei minuti e 40 secondi, con 20 diapositive proiettate per 20 secondi ciascuna, per condividere il proprio messaggio.
Le presentazioni hanno evidenziato le speranze e le paure legate all’IA.
Alcuni hanno discusso dei modi in cui l’IA può accelerare il lavoro creativo o migliorare l’assistenza sanitaria, mentre altri hanno espresso preoccupazione riguardo alla tecnologia e alle persone che ne determinano il destino.
Alcuni spunti memorabili riguardano la riflessione su chi controlla l’IA e quali saranno le implicazioni per la società.
Ad esempio, Amelia Ransom, vicepresidente di DEI presso Smartsheet, ha dichiarato: “Non ho paura dell’IA.
Ho paura di noi stessi”.
Sono emerse anche considerazioni sull’insegnamento dell’IA agli studenti e sull’importanza di capire come utilizzarla in modo consapevole, come sottolineato da Chris Reykdal, sovrintendente dell’istruzione pubblica dello stato di Washington.
Infine, sono stati sollevati interrogativi cruciali sulla governance dei dati, sull’accesso alle tecnologie e sui potenziali bias presenti nell’IA, promuovendo una riflessione profonda sul futuro dell’intelligenza artificiale e sul suo impatto sulle nostre vite.
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